Qualcuno l’ha definita la donna più baciata nel mondo.
Ma Lei non è solo questo, Lei ha ispirato artisti, scrittori, poeti e con Lei è nato l’addestramento in simulazione della rianimazione cardiopolmonare.
Nel 1890 a Parigi in località Quai Du Louvre veniva estratto dalle acque della Senna il corpo senza vita di una giovanissima ragazza.
Su di esso non vi erano segni di violenza e si suppose che la morte fosse legata ad una malattia, ad esempio la tubercolosi, oppure ad una caduta accidentale nelle acque gelide del fiume o addirittura ad un suicidio.
Al mistero della sua morte si aggiungeva la delicata bellezza e l’etereo sorriso del suo viso. La donna era bellissima ed il suo viso sembrava sorridesse come quello di Monna Lisa. Poiché non si riusciva a stabilirne l’identità il suo corpo rimase per un po’ di tempo in un obitorio vicino a Notre Dame. La donna era talmente bella che il personale della struttura continuò a tenerla esposta nell’attesa che qualcuno le desse finalmente un nome. La notizia del ritrovamento di questa ragazza si divulgava e numerose persone, fra cui poeti ed artisti, si recavano all’obitorio e restavano affascinati da quel viso e da quel sorriso, ma nessuno riuscì a identificarla. Nel frattempo un dipendente dell’Istituto, forse affascinato dalla bellezza della ragazza pensò di realizzare una copia del suo volto applicandole un calco in gesso.
Furono pubblicate molte storie romantiche ispirate a questo mistero. Secondo una di esse, la sua morte era il risultato di una storia d’amore non corrisposto, e questa leggenda si diffuse in tutta Europa così come le riproduzioni della sua maschera mortuaria. Una serie di maschere mortuarie e di riproduzioni d’arte funeraria ritraenti quel volto con quel sorriso si diffusero in tutta Europa e perfino Oltreoceano. E dai primi del ‘900 in poi l’opera andò oltre i confini di quell’arte funebre per incontrare successo in svariate altre forme d’espressività, dalla pittura alla scultura alla fotografia. Per un lungo periodo il calco del suo viso fu riprodotto dalle abili mani di un artigiano italiano, un certo Mastro Lorenzi, specializzato in busti e calchi in gesso di persone famose. L’artigiano espose il calco in formato originale in una stanza della sua bottega in compagnia di altre maschere.
Grazie a lui il suo volto divenne popolare e i turisti la cercavano nelle bancarelle dei mercati di quartiere. Rimase a lungo esposta anche in un atelier di uno stilista di moda. Tutti gli intellettuali più famosi parlavano della ragazza della Senna e ad ognuno di loro si scatenava l’immaginazione.
Albert Camus filosofo e giornalista francese premio Nobel per la letteratura nel 1957 paragonò il suo sorriso a quello della Gioconda; un sorriso che nemmeno la rigidità della morte era riuscita a toglierle.
Il suo mezzo sorriso è ciò che attira maggiormente l’attenzione, poiché sembra felice nella sua morte o, cosa più sorprendente, sembra essere solo addormentata.
Il filosofo e scrittore la fece appendere alla parete del suo studio.
Uno scrittore scrisse di Lei: “…. Il volto sorrideva, emanando un senso di grande pace interiore, ma al tempo stesso un’ombra di inganno. Se distoglievi lo sguardo da lei per un momento, e poi tornavi a guardarla, sembrava sorridere tra sé e sé dopo aver aperto gli occhi a tua insaputa ed averli richiusi appena in tempo….”
In seguito vennero prodotti romanzi, opere teatrali, sulla “Sconosciuta della Senna” ma mai nessuno riuscì a darle un nome.
Secondo un critico d’arte: “ …i suoi capelli sono quelli di una contadina, una commessa o una vagabonda. Il suo è uno di quei visi che si vedono fra i negozi, o fra le bancarelle di una piccola città….”
Nel 1958 Peter Safar, medico anestesista austriaco emigrato a Baltimora, pubblica una innovativa tecnica di primo soccorso per le vittime di arresto cardiaco, che associa la respirazione bocca a bocca alle compressioni toraciche. È la nascita ufficiale della Rianimazione Cardio-polmonare che consente di fare arrivare il sangue e quindi l’ossigeno qui contenuto al cervello ed al cuore per tenere in vita organi e tessuti.
Per potere insegnare questa tecnica era necessario qualcosa su cui esercitarsi prima di farlo sulle persone.
Il Dott. Peter Safar contattò il Sig. Asmund Leardal di Stavanger, Norvegia che iniziò a mettere a punto un manichino di addestramento, realistico ed efficace, per insegnare la respirazione bocca a bocca. Asmund Laerdal era un giocattolaio norvegese che nel 1955 riuscì a salvare il figlio che rischiò di morire per annegamento, rianimandolo e liberandogli le vie respiratorie dall’acqua inghiottita. Quando fu invitato dal medico austriaco Peter Safar a far parte di un progetto che doveva realizzare un manichino dotato di torso e volto per esercitarsi con la rianimazione cardio-polmonare, volle che il volto del manichino fosse il più realistico possibile. Fu allora che gli venne in mente una maschera che c’era in casa dei suoi nonni, quella della Monna Lisa annegata, e decise di usarla per il suo manichino, a cui fu poi dato il nome di Resusci Anne.
Laerdal riteneva che se si fosse realizzato per l’addestramento alla rianimazione un manichino a grandezza naturale e di aspetto estremamente realistico, gli studenti sarebbero stati maggiormente motivati ad apprendere questa procedura di salvataggio.
Ispirato dalla maschera della ragazzina colta dalla morte in età così precoce, egli commissionò ad una nota scultrice, Emma Mathiassen, di modellare il viso per il nuovo manichino d’addestramento alla rianimazione, che si sarebbe chiamato Resusci Anne.
Resusci Anne è diventato un simbolo di vita per i milioni di persone in tutto il mondo che hanno imparato le tecniche della rianimazione e da coloro le cui vite sono state salvate da una morte improvvisa. In questo modo la “Ragazza della Senna è diventata immortale”.
Si è molto discusso sulla perfezione dei suoi lineamenti e sulla identità della donna.
Secondo la Brigata Fluviale parigina il volto risulterebbe, infatti, troppo disteso e in salute per essere quello di una persona annegata, che invece sarebbe dovuto risultare gonfio in quanto il processo di decomposizione avviene più rapidamente nell’acqua. C’è quindi chi suggerisce che la maschera sia stata ritoccata per ottenere l’espressione perfetta. Oppure sia stata una modella professionista, bravissima a mantenere a lungo il suo viso inespressivo.
Per la sua identità sono state fatte varie ipotesi. Secondo alcune indagini investigative dell’epoca si tratta di un’attrice ungherese di nome Ewa Lazlo, uccisa dal suo amante, Louis Argon.
Un reporter della BBC raccontò la storia di due sorelle gemelle identiche, nate a Liverpool oltre un secolo prima. Una di loro aveva intrapreso una relazione sentimentale con un ricco mercante ed era fuggita a Parigi, da cui non era mai tornata. Molti anni dopo l’altra sorella, recatasi in vacanza a Parigi, rimase scioccata nel vedere la maschera della ragazza annegata nella Senna che
riconobbe immediatamente come la sua gemella mai più vista.
In ogni caso il volto di Anne, con il suo enigmatico sorriso, ha fatto la storia della simulazione.
La simulazione nasce con il volto femminile ma si sviluppa fino ai nostri giorni con simulatori dal volto e dal corpo maschile.
Sarebbe interessante capire le motivazioni che hanno portato nel tempo ad orientarsi su manichini per simulazione dal volto maschile.
Recentemente però abbiamo capito che se vogliamo rendere le nostre simulazioni più realistiche è necessario utilizzare manichini di entrambi i sessi.
Un grazie di cuore ad Anne o qualsiasi sia il suo nome reale per averci permesso di addestrare tante persone a salvare vite.
Alda Mazzei
Anestesista e Rianimazione
Direttrice Centro Simulazione Medica, Azienda Universitaria Pisana