Affrontare la pratica clinica gastroenterologica non può prescindere dalla valorizzazione delle differenze di genere in questa disciplina, così come in altre. Queste possono riguardare vari aspetti, tra cui l’epidemiologia, la presentazione clinica, il protocollo diagnostico, l’approccio terapeutico e l’outcome alla terapia.
Passiamo adesso in rassegna, in maniera integrata, le principali e più comuni differenze di genere di cui è mandatorio tenere conto nella pratica clinica gastroenterologica.
1. La malattia da reflusso gastroesofageo. Il sesso femminile tende ad avere una clinica molto più stringente, con sintomi più spesso tipici; nel sesso maschile i sintomi sono più spesso atipici ed extra-esofagei. Questo influenza anche il dosaggio ed il protocollo di somministrazione dei farmaci antisecretivi.
Per quanto riguarda la dispepsia funzionale, nelle donne l’uso dei procinetici dopaminergici elicita più spiccatamente effetti collaterali sul ciclo ormonale, con minore tolleranza rispetto al sesso maschile.
2. La sindrome del colon irritabile. Esempio lampante di drammatica prevalenza nel sesso femminile, sia per fattori ormonali, che sociali, che alimentari, quasi sempre nelle sua variante con stipsi. Una diagnosi che sia attenta alla differenze di genere non può prescindere da una attenta valutazione dei sintomi e dei segni in funzione della fase ormonale, nella donna in età fertile, o della presenza di comorbidità pelviche.
La risposta alla terapia nel sesso femminile, rispetto a quello maschile, è molto maggiore se viene tesaurizzata una normalizzazione della motilità intestinale che spesso è responsabile del sintomo dolore, mentre negli uomini il discomfort principale è l’alterazione dell’alvo di per sé.
3. Malattie infiammatorie intestinali. L’incidenza di MICI, così come di tutte le patologie autoimmuni, è maggiore nel sesso femminile, soprattutto in giovane età e per quanto riguarda la malattia celiaca e la malattia di Crohn, mentre negli uomini prevale la colite ulcerosa che ha esordio più spesso nell’età adulta-avanzata.
Queste malattie sono fortemente influenzate dagli ormoni femminili, tanto che è dimostrata una aumentata incidenza al menarca e ai cambiamenti ormonali, mentre durante la gravidanza, verosimilmente per un fenomeno di tolleranza autoimmunitaria, le pazienti sperimentano un miglioramento.
Dal punto di vista clinico, il sesso femminile ha più spesso comorbidità reumatologiche, endocrinologiche e una presentazione pluri-organo: artriti, sacroileite, uveiti, tiroiditi, epatopatie autoimmuni; da sottolineare anche la malattia di Crohn con manifestazioni perianali. Il sesso maschile presenta più spesso sintomi di tipo ostruttivo con necessità di chirurgia up-front per coinvolgimento del tenue. La malattia celiaca è associata ad osteoporosi anche grave nelle donne, ed una maggior percentuale di malassorbimento di ferro, folati e calcio, proprio per la situazione ormonale ed endocrinologica di base.
La risposta alla terapia dipende non solo dal sesso, ma anche dal tipo di patologia. La risposta agli steroidi per la RCU è maggiore, più rapida e più sostenuta nel sesso femminile, più lenta e meno completa in quello maschile. Le pazienti rispondono inoltre meglio alla terapia con farmaci biologici richiedendo meno dei pazienti maschi un cambiamento di molecola per failure terapeutico.
4. Litiasi biliare. La prevalenza è nettamente maggiore nel sesso femminile. Più in genere, i fenomeni di sovrasaturazione biliare sono influenzati dagli ormoni femminili e dal circolo enteropatico dei lipidi, che si rende prono al peggioramento dopo la menopausa, per un fenomeno di aumentata tolleranza periferica all’insulina e un maggior deposito di colesterolo epatico.
5. Patologie epatiche. Come detto sopra, il sesso maschile tende ad avere una maggiore predisposizione a sviluppare steatosi e steatoepatiti non alcoliche (NAFLD) rispetto alle donne, situazione che si appiana dopo la menopausa.
Gli uomini sono più suscettibili all’infezione cronica da virus dell’epatite B, mentre le donne hanno una prevalenza anche sociale che le espone maggiormente al virus dell’epatite C. La risposta agli antivirali è tutto sommato sovrapponibile, con una maggiore aderenza terapeutica e quindi un maggior risultato di successo in termini di eradicazione da parte del sesso femminile, pur pagando un prezzo maggiore in termini di effetti collaterali, soprattutto come genesi ex-novo di malattie autoimmuni. Nettamente prevalente nel sesso maschile la epatopatia da potus, così come il cancro epatocellulare.
Come tutte le malattie autoimmuni, anche quelle di pertinenza epatocellulare come la colangite sclerosante e la cirrosi biliare primitiva colpiscono più spesso le donne, con una ricaduta in termini di frequenza di inserimento nelle liste trapiantologiche di fegato.
6. Patologia neoplastica. Differente è l’incidenza della patologia neoplastica degli organi gastrointestinali nei due sessi. Il K colon, storicamente più frequente negli uomini, sta raggiungendo livelli di incidenza quasi pari nella donne, mentre sia il K esofago che il K stomaco rimangono come primato al sesso maschile, sicuramente per fattori di natura ambientale. Molto dibattuta l’incidenza di K pancreas, con studi che forniscono risultati contrastanti. Del HCC si è detto sopra.
a cura della Dr.ssa Caterina Violanti, Vice-Segretario Aziendale ANAAO Asl Toscana Centro, Dirigente Medico Gastroenterologia Firenze, ASL TC.
(bibliografia: AGA Guidelines 2022, ECCO Guidelines 2021, AIOM protocolli aggiornati 2023).