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Torniamo a parlare di Medicina Narrativa

Torniamo a parlare di medicina narrativa, la narrazione deve essere considerata un’arma in più per evitare di atrofizzare l’empatia.

È dimostrato, infatti, che più o meno a partire dal terzo anno della facoltà di medicina e chirurgia il livello di empatia degli studenti cala progressivamente…man mano che si parla di patologia si tende a sostituire l’essere umano con l’organo.

L’empatia è una qualità necessaria per saper ascoltare e cercare di comprendere i pazienti, oggi i programmi cercano di far attenzione allo sviluppo di competenze relazionali per umanizzare le cure.

Il saper parlare con il paziente e/o con i familiari non è facile, non è facile trovare le parole giuste, non è facile essere allo stesso tempo diretti, efficaci e forse distaccati senza ferire e/o senza sembrare cinici, non è facile saper parlare, spiegare ed essere empatici.

Pensiamo, ognuno di noi nel proprio ambito di specialità, cosa significa :

  • dire ad una donna che non può portare avanti una gravidanza,
  • dire ad una mamma che il figlio è affetto da una patologia,
  • dire ad una persona che è affetta da un tumore,
  • dire ai familiari che la patologia e/o il morboso costringerà il paziente in carrozzina, lo condizionerà nell’alimentazione con un vitto modificato e/o peggio ancora con utilizzo di una peg, lo condizionerà all’uso di un comunicatore,
  • dire ai familiari che l’intervento è andato bene però….

L’empatia può essere concettualizzata come tentativo di partecipazione e/o condivisione delle emozioni vissute dalla persona che abbiamo di fronte oppure come tentativo di comprendere il punto di vista della persona che abbiamo di fronte.

Il paziente o il familiare che percepisce la presenza di empatia si sente compreso, si sente accolto, non si sente solo.

Che cosa rappresenta per il paziente o per i familiari la malattia?

Quante volte di fronte ad una diagnosi di patologia neoplastica, per esempio, i familiari non vogliono che il paziente sappia la verità?

Noi siamo abituati a convivere con la malattia ma quali sono le dimensioni della malattia per il paziente e per i familiari?

Nella medicina narrativa abbiamo 3 dimensioni della malattia:

  • malattia come disease : malattia come concettualizzata dalla scienza medica
  • malattia come illness: vissuto soggettivo della malattia
  • malattia come sickness: percezione sociale della malattia

Le condizioni di malattia vengono descritte come debolezza, mancanza di forza, impossibilità di lavorare, deformità, bruttezza, fastidio, sensazione di disturbo, malessere, sofferenza e dolore.

Non tutti siamo necessariamente narrativi ma sono molteplici gli ambiti nei quali la medicina narrativa può essere applicata, per esempio nella pratica e nella relazione clinica; le persone malate hanno bisogno di medici che riescano a capire le loro condizioni e che li accompagnino nel viaggio intimo e doloroso della malattia.

Alla luce delle esperienze applicative a oggi realizzate, in carenza di una metodologia valutativa consolidata, la medicina narrativa, riportando l’individuo al centro del processo di cura, può essere utilizzata in molteplici ambiti.

Qualunque malattia ha delle caratteristiche ed in ogni momento della storia si può applicare la medicina narrativa come pratica e relazione clinica, come attività di ricerca e produzione di conoscenza, come attività di formazione di operatori e pazienti.

Per non tediarvi troppo o per cercare di solleticare la vostra attenzione seguiranno alcuni esempi, ai pazienti sono state poste delle domande e sono riportate le loro risposte.

“continua a leggere l’articolo completo”

Dr.ssa Aluena Battaglioli
Medico Chirurgo Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione
Dirigente Medico dal 2021 presso PO Nottola -Montepulciano


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