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La Consulta: “Incostituzionale rinviare il pagamento della buonuscita agli statali, il Parlamento intervenga”. Rischio di maxi buco

La Corte costituzionale dà ragione agli statali vicini alla pensione: rinviare il pagamento della loro liquidazione (TFS, trattamento di fine servizio) contrasta con i principi della Costituzione, in particolare con quello della “giusta retribuzione” enunciato nella Carta, che non consiste solo nel ricevere pagamenti “adeguati”, ma anche “tempestivi”.

Lo hanno sentenziato i giudici della Corte costituzionale (redattrice la giudice Maria Ro saria San Giorgio) nella sentenza n.130, resa nota lo scorso venerdì 23 Giugno 2023. Le questioni erano state sollevate dal Tribunale amministrativo per il Lazio, sezione terza quater, in riferimento all’art. 36 Cost.
Non è insomma più “tollerabile” che i dipendenti dello Stato ricevano la loro buonuscita fino a cinque anni dopo il pensionamento.

Tuttavia quella degli statali è una vittoria per ora parziale e le cose non cambieranno molto rapidamente: nonostante abbia dato ragione agli statali, la Corte ha dichiarato “inammissibili” i ricorsi e ha rimandato la palla al Parlamento con un invito “pressante” a riscrivere le norme sul pagamento della liquidazione.

Questo perché, anche se a maggio il presidente Inps Pasquale Tridico aveva parlato di costi “alla portata” dell’istituto, è stato quantificato in 14 miliardi di euro l’esborso dello Stato per versare immediatamente la liquidazione ai dipendenti pubblici: basti pensare che solo il prossimo anno andranno a riposo circa 150mila dipendenti pubblici e consentire a tutti di incassare il dovuto subito dopo l’uscite creerebbe un fabbisogno di oltre 10 miliardi.

Una somma imponente da mettere a carico delle casse pubbliche, per questo i giudici della Corte ritengono che spetti al Parlamento trovare una soluzione “graduale”, magari procedendo per step, magari partendo dagli statali con i redditi più bassi. 
Ma l’avvertimento per Governo e Parlamento è quello di non temporeggiare: la questione va risolta e a stretto giro, “non sarebbe tollerabile”, scrivono i giudici, “eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa”.

Qui il comunicato ufficiale

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